Stampa

Jobs Act, luci ed ombre
C'era bisogno di una riforma del lavoro (contratti, ammortizzatori, servizi)? Sì, lo status quo non era difendibile. C'era bisogno per questo di tornare a modificare l'art. 18 due anni dopo la Fornero? No, non era necessario: lo si è fatto per motivi tutti politici, che poco hanno a che fare col merito della questione. Ciò detto ora l'attenzione è da porre ai testi dei decreti delegati, dai quali dipenderà il giudizio finale sulla bontà della riforma. Che contiene principi importanti, ma che lascia irrisolti diversi nodi: il rischio di mantenere un'eccessiva discrezionalità dei giudici nelle cause di licenziamento, il salario minimo (che non c'è), la copertura dei costi di una vera universalizzazione degli ammortizzatori sociali.

L'erba e il Fascio
La fulminante battuta di Renzi sul non fare di tutta l'erba un fascio anche se il Fascio in questo caso ci sta tutto (a proposito dei fatti di malaffare di Roma e dell'ex sindaco 'nero' Alemanno) non pare aver sortito effetti positivi. I commenti della stampa (ma anche di Crozza) tendono al solito “ci son dentro tutti”, oltre ad infierire sul ministro Poletti. L'occasione è poi ghiotta per il quotidiano rosa della Confindustria per puntare il dito contro le 8000 società municipalizzate ed i 144.591 titolari di cariche elettive. Che agli imprenditori (poco) coraggiosi del nostro paese faccia gola il mercato dei servizi pubblici è comprensibile: guadagni sicuri e poco rischio. Che accusino di parassitismo le migliaia di amministratori locali che quotidianamente aiutano questo paese a stare in piedi però non lo sopporto. Passi prendersela con parlamentari e consiglieri regionali, ma sindaci, assessori, consiglieri comunali, ed ora i presidenti delle province, sono persone che alla collettività danno molto. I disonesti tra loro non sono più di quanti ve ne siano in tutte le altre categorie, industriali compresi.

La settimana in Regione
Lo scorso consiglio è stato tutto dedicato ad interrogazioni e mozioni. Al solito questa è l'occasione per l'opposizione di affrontare problemi seri ed incalzare la giunta (ad es. sul dissesto idrogeologico) e per la maggioranza per sollevare questioni di  propaganda antigovernativa. Questa volta la Lega si è presentata con magliette con la scritta “più spiedo, meno kebab”. Obiettivo: difendere lo spiedo bresciano, specialità culinaria resa proibita da una legge dell'agosto scorso che vieta la commercializzazione degli uccellini. Abbiamo quindi votato un ordine del giorno per consentire ai ristoratori di continuare a somministrare questo piatto tipico, anche se pare che ormai anche lì prevalga l'immigrazione: le specie autoctone scarseggiano, quindi si importano passere tunisine.

Emergenza casa
Del dramma delle persone che non possono pagarsi un tetto ci si accorge solo quando esplodono casi come quelli recentemente avvenuti a Milano, che trasformano un problema sociale in motivo di ordine pubblico. L'emergenza casa non si affronta con l'esercito, come vorrebbero alcuni esponenti della maggioranza in Regione, ma con responsabilità di tutte le istituzioni coinvolte, corretta gestione del patrimonio pubblico, coinvolgimento di privati e terzo settore. Partendo da un assunto che deve essere chiaro: le politiche abitative  sono a tutti gli effetti parte delle politiche di welfare e come tali devono essere trattate. Con la conseguenza, ad esempio, che vi devono essere aiuti pubblici, ma regolati secondo l'evolversi delle condizioni delle persone e finché permane il disagio, ma non per sempre.

Trasporti in Lombardia
Ieri il PSI regionale ha organizzato un bell'incontro a Milano sui trasporti.  Il trasporto pubblico in Lombardia costa circa 1 miliardo e 250 milioni all'anno di risorse pubbliche (tra stato e regione). In più ci sono le tariffe: i lombardi pagano coi biglietti circa il 46% del costo del servizio. La Regione nel bilancio di previsione ha tagliato di 155 milioni di euro lo stanziamento per il 2015. La responsabilità viene attribuita ai tagli del governo centrale. In realtà si tratta di una scelta politica che avrà come conseguenza la cancellazione di alcuni servizi oppure l'aumento del biglietto: sono pessime soluzioni entrambe. Che fare? Oltre a chiedere al governo che i tagli siano distribuiti sulla base dei costi standard bisogna far funzionare le agenzie di bacino, assegnare i contratti con gare competitive, rivedere il rapporto con Trenord. E fare un po’ di pulizia nel resto del bilancio regionale.

Appuntamenti
Mercoledì 10 alle 21 sono al circolo PD di Cesano Maderno; sabato 13, dalle 9.30 alle 13, a Palazzo Pirelli (Sala Gaber) convegno del gruppo PD sulla riforma sanitaria.

Enrico Brambilla