La Legge di Pluto
Il problema principale della legge elettorale non è costituito dai capilista bloccati. È una scelta che non mi piace ma di cui posso comprendere, entro certi limiti, la necessità: portare in Parlamento persone altamente competenti ma poco conosciute. Il punto su cui varrebbe la pena di riflettere maggiormente è il rischio di mettere tutto nelle mani di Pluto. Lo ha argomentato con un paio di articoli al solito molto acuti sul Sole 24 Ore Luca Ricolfi. Poniamo che nessun partito raggiunga al primo turno il 40% e che al ballottaggio ci vada Pluto (cioè una terza forza rispetto a sinistra/destra, in un sistema che ormai non è più bipolare). Facile che gli elettori dei partiti esclusi convergano al secondo turno sullo sfidante sfavorito. Stile Livorno o Parma. A livello locale ciò può provocare danni, ma limitati. Altra cosa in una Camera che, dopo la riforma Costituzionale, avrà deboli contrappesi.
La settimana in Regione
Doveva essere la seduta di Consiglio dedicata ai rapporti della Regione con l'Europa: i leghisti l'hanno risolta con la solita sceneggiata esibendo in aula uno striscione anti-europeo. Buffonata ispirata dal loro leader, quel Salvini che disprezza a parole il Parlamento Europeo che però gli paga puntualmente un lauto stipendio mensile, nonostante lui lo frequenti poco e faccia tutt'altro. Di fronte a questa ennesima pagliacciata il gruppo PD ed il Patto Civico hanno abbandonato la seduta, rinunciando anche alla diaria. Sulle nostre sedie abbiamo lasciato la bandiera europea. I grillini non hanno fiatato. Un pessimo prologo, nell'attesa di Expo.
Il senso di Romeo per la politica
Per “giustificare” l'ennesima piazzata in aula il capogruppo della Lega, Romeo, ha avuto l'impudicizia di sostenere che il loro comportamento sia stato utile a richiamare l'attenzione dei media, che altrimenti non avrebbero dato peso a quanto si stava discutendo. Ecco, proprio qui sta il punto: non importano più gli atti e le decisioni che si assumono ma la rappresentazione che ne viene offerta da stampa, tv, social network, etc. Il bravo politico non è chi fa ma chi appare. La Lega 2.0 di Salvini lo ha capito e lo mette in atto, mutuando molti spunti dai 5 Stelle. Trasformando però le assemblee elettive in set cinematografici si finisce per avvalorare la tesi di chi quelle aule le vorrebbe chiudere, tanto per decidere del nostro futuro basta la Troika.
Maroni e le Province
Dal 1 gennaio le Province hanno competenza su poche materie "fondamentali": pianificazione, strade, edilizia scolastica. Eventuali altre funzioni possono essere trasferite dalla Regione che è tenuta ad emanare un'apposita legge che disciplini il riordino (e provveda a finanziarlo). La Lombardia è in ritardo e non ha ancora legiferato. I Presidenti delle Province, preoccupati soprattutto per il destino del proprio personale, giustamente non intendono accollarsi altre responsabilità senza garanzie sulle risorse. Maroni li accusa per il mancato accordo e minaccia di tenersi in Regione tutte le competenze. Più che mostrare i muscoli, però, dovrebbe utilizzare la testa e provare a fare quel lavoro che da lui ci si attende e che la legge Delrio impone: disegnare un nuovo assetto delle autonomie locali lombarde.
Bandiera ammainata
Cosa serve alla Lombardia per tornare a crescere? Ovvio, direte voi: le manca una bella bandiera, da sventolare sui balconi il 29 maggio, giorno della Festa in ricordo della battaglia di Legnano. Scherzi a parte, di questo sta discutendo la Commissione Affari Istituzionali del Consiglio, presieduta dall'alfaniano Carugo. Di più: è stato istituito un tavolo di lavoro per trovare una sintesi tra le varie proposte. Ne è stata scelta una, composta dalla Rosa Camuna affiancata dalla Croce di San Giorgio in verticale. Ma questa soluzione non ha convinto, soprattutto non piace a Maroni. Quindi si è deciso per un nuovo gruppo di lavoro, anche per risolvere il problema della fascia, da far portare alternativamente ai Presidenti di Giunta e di Consiglio. Il PD non ha partecipato e non parteciperà a queste inutili discussioni.
Diario della crisi: gli impauriti
Riparatori di orologi, carrozzieri, autonoleggiatori, edicolanti. In settimana abbiamo incontrato rappresentanze di questi settori. I riparatori di orologi chiedono l'intervento dell'Europa contro le” maisons” che non danno i pezzi di ricambio, costringendo i clienti ad affidarsi solo alle botteghe da loro riconosciute. I carrozzieri contrastano la legge italiana che imporrebbe il ricorso alle sole officine convenzionate con le assicurazioni. Gli autonoleggiatori chiedono protezione, schiacciati tra taxisti da una parte ed Uber dall'altra. Gli edicolanti lamentano la scarsa regolamentazione del settore. Insomma, la crisi morde non solo sul lavoro dipendente. A molti queste categorie sembreranno corporative e poco in linea coi tempi, ma sono persone che vivono del proprio lavoro e che pagano le due facce del modello liberista: competizione selvaggia e monopòli.
Appuntamenti
Venerdì 10 alle 21 a Seregno, per la campagna elettorale amministrativa a sostegno di William Viganò, candidato sindaco: dibattito sulle politiche locali per il lavoro.
Buona Pasqua
Enrico Brambilla