Siamo tutti maliani
Libanesi, siriani, russi, francesi. Il proliferare di "Je Suis " all'indomani di ogni nuova strage mi richiama uno dei fondamentali (antifondamentalista) della mia giovinezza politica: l'internazionalismo (il calcio qui non c'entra). Chi ricorda lo slogan "il proletariato non ha nazione" che gridavamo nei cortei di allora ha visto poi ripiegare in più facili scorciatoie autarchiche molti presunti rivoluzionari. Eppure è ormai chiaro che quel che serve al mondo è una capacità di governo democratico che nessuna delle istituzioni esistenti garantisce ma che deve tornare in cima all'agenda politica, in primis della sinistra. Ripiegamenti patriottici come quelli cui si aggrappa Hollande per tenere insieme il suo Paese sono comprensibili e forse anche necessari come prima reazione. Ma guai se pensassimo che chiudersi ciascuno in casa propria serva in prospettiva. Se vogliamo essere cittadini del mondo, il Mondo deve essere la nostra Nazione.
La settimana in Regione
In assenza di sedute consiliari la settimana si è trascinata tra le polemiche interne alla maggioranza e le inchieste in corso. Il caso Milano e la scelta del candidato del centrodestra sta sempre più intrecciandosi con le prospettive regionali. Salvini spinge per tener fuori gli alfaniani dalla coalizione per le amministrative e questi minacciano ritorsioni al Pirellone. Saranno interessanti le due sessioni previste martedì e mercoledì prossimo, sul Documento di economia e finanza regionale e sui fatti di Parigi, per misurare i gradi di febbre della maggioranza.
Si è aperto nel frattempo il processo per le indebite pressioni su Expo ed Eupolis per favorire persone vicine a Maroni. Condanna a 4 mesi per l'ex dg di Expo e rinvio a giudizio per Andrea Gibelli (ex vice di Formigoni, poi segretario generale di Regione ed ora presidente di Trenord) e Giacomo Ciriello, capo della segreteria maroniana.
I servizi delle Province
I nodi, come si suol dire, stanno ormai venendo al pettine. Le province, prossime a sparire dalla Costituzione, mantengono però in capo servizi importanti. Alcuni assegnati dalla legge (strade, scuole secondarie, trasporti, tutela ambientale), altri delegati dalla regione (formazione professionale, politiche attive per il lavoro etc). Il tutto però senza soldi sufficienti e con personale ridotto dai tagli e demotivato per la mancanza di prospettive. Regione Lombardia sta facendo ben poco per dare una mano agli amministratori provinciali, rimbalzando ogni responsabilità sul governo. La Lega poi, contraria a qualsiasi riforma, alimenta indegne polemiche quale quella riguardante i disabili sensoriali. Lo scarico di responsabilità tra le istituzioni disorienta i cittadini ed accresce la sfiducia nelle istituzioni. Su una cosa però si dovrebbe riflettere: non basta più puntare l'indice verso i costi della politica. Presidente e consiglieri provinciali lavorano gratis. Ma azzerare i loro compensi non ha risolto i problemi.
Riforma della sanità: i controllori
Una delle novità più importanti della legge regionale di evoluzione del sistema sanitario è stata l'istituzione dell'Agenzia dei Controlli. Il suo direttore è stato da poco nominato da Maroni tra i suoi fedelissimi, mentre il Comitato di Direzione, garanzia di terzietà ed indipendenza, dovrà essere indicato dalle minoranze. Il guaio è che il bando per la selezione dei candidati è stato confezionato dalla Giunta con criteri che rischiano di vanificare gran parte dell'operazione. Non è stata infatti prevista l'incompatibilità con altri incarichi all'interno dello stesso sistema sanitario. Inevitabilmente i manager sanitari risultano i più qualificati dal punto di vista dei curricula, ma finirebbero per assumere la veste di controllati-controllori. Un pasticcio che tradisce le reali intenzioni della maggioranza sull'Agenzia ed al quale cercheremo rimedio nei prossimi giorni, a costo di imporre il rifacimento del bando.
La Lega del latte
Lunedì scorso in Regione è comparso Salvini, che ha partecipato ad un incontro con alcune associazioni degli allevatori (mancava però Coldiretti) organizzato dall'assessore all'agricoltura Fava. Non è ben chiaro cosa c'entri un capo di partito con un tavolo istituzionale, nè risulta che a Bruxelles, dove dovrebbe stare anzichè nei salotti televisivi, il Matteo sbagliato abbia fatto granchè per difendere gli interessi dei produttori di latte. I quali hanno molte ragioni, visti i prezzi che si vedono imporre dalle multinazionali alimentari (Lactalis soprattutto), ma dovrebbero aver imparato a diffidare dai cattivi maestri. Sulle quote latte infatti la Lega ha fatto danni che hanno rovinato molte stalle. Ben più serio ed affidabile il ministro Martina ha messo in campo risorse vere per il settore, oltre a chiamare le parti al ministero per trovare un'intesa.
Appuntamenti
Lunedì 23 alle 21 a Lecco partecipo al dibattito su Il Territorio per il Jobs Act, con Pietro Ichino; venerdì 27 il tour Verso Lombardia 2018, ma anche prima, fa tappa a Monza, ore 21 al Binario 7 e sabato 28 mattina alle 9.30 a Sondrio.
Enrico Brambilla