Cosa succede in città
Passo le mie giornate tra Vimercate, Monza, Milano. Tre città in cui ha vinto il Sì. Ne percepivo l'aria ed ero quindi convinto che la riforma costituzionale sarebbe passata, pur sostenendo la scelta opposta. Non è stato così: vada per le mie previsioni errate, più preoccupante il fatto che chi ha pervicacemente voluto condurre questa battaglia non abbia colto per tempo il vero clima del Paese. Ed è su questo che bisogna riflettere e lavorare ora, dismettendo le acrimonie che hanno caratterizzato questa brutta campagna elettorale soprattutto all'interno della sinistra. Lo scarto finale è stato talmente ampio che non sarebbe bastato un Sì di quella parte del PD che ha votato No. Prendersela con questi (tra cui il sottoscritto) può forse servire a scaricare i nervi pieni di tensione dei tanti che in perfetta buona fede hanno creduto che quella referendaria fosse una battaglia necessaria e giusta. Ma finirebbe per rimandare, ancora una volta, la comprensione di quel che succede davvero nelle case degli italiani, al di là delle facili narrazioni.

Da dove ripartire
Non mi avventuro negli scenari della tattica politica: elezioni subito o no, quale legge elettorale, larghe intese o governo tecnico, etc. Scelte sicuramente importanti, ma che vanno prese avendo chiare tutte le implicazioni e con meno precipitazione. Mi interessa assai invece la strategia di più lungo respiro: la società cui vogliamo rivolgerci. Da tutte le analisi emerge che il Sì ha avuto i suoi punti di forza nelle classi di età più elevate, tra pensionati ed elettori con basso titolo di studio, ma anche tra i laureati. Al contrario il No è stato un voto giovanile, e popolare: con le punte più alte tra disoccupati ed operai. Chi pensa di ripartire da quel 40% commette a mio avviso un doppio errore: di “appropriazione indebita”, visto che almeno un quarto di quel voto viene da elettori di centro-destra pronti a tornare a casa loro e, soprattutto, di miopia politica. Un partito di sinistra che non intercetta il sentimento dei ceti più deboli è un non-senso. Come riuscirci dovrebbe essere il nostro cruccio principale. Smettendola anche con la litania della crisi della democrazia: la vera grande novità è stata la forte partecipazione dei cittadini al voto. Semmai è da quel 65% che si può ripartire.

Il dibattito alla Direzione Nazionale PD

 

 

La settimana in Regione
Nella settimana del lungo ponte la seduta del Consiglio regionale è stata dedicata, come mensilmente previsto, agli atti di indirizzo e sindacato ispettivo. Ho presentato un'interpellanza sulle dimissioni del direttore dell'Agenzia Regionale dei controlli chiedendone motivazioni e modalità di sostituzione. La risposta della Giunta è stata come spesso avviene vaga, se non omissiva. Mentasti se n’è andato per non meglio precisati motivi personali e presto si provvederà alla nuova nomina. In realtà, fonti ufficiose mi hanno informato che i giochi sono già fatti e che non si provvederà, come da noi richiesto, ad un nuovo bando. Sono poi state approvate, all'unanimità, tre mozioni di cui ero primo firmatario. La prima impegna Giunta e Consiglio a rivedere la normativa sulle sagre, alla luce delle segnalazioni che giungono dai comuni. Una seconda mozione riguarda il caso dei commessi del Consiglio regionale. Da anni questo servizio è stato appaltato dalla Regione a soggetti esterni. Ora questi lavoratori stentano a percepire il loro già scarno stipendio (attorno ai mille euro mensili): il solito problema degli appalti al massimo ribasso. Terza mozione approvata sul caso di altri lavoratori, coinvolti dalla crisi della loro società: la Mazal. Per loro si tratta di rendere disponibile la cassa in deroga, secondo il recente accordo stato-regione, in attesa di nuovi acquirenti.

Luci spente
Il caso della facciata del Pirellone illuminata con la scritta NO il venerdì antecedente il referendum non ha colpevoli riconosciuti. L'indagine interna infatti non ha consentito, secondo il Presidente del Consiglio Cattaneo (ex NCD ora Lombardia Popolare) di stabilire con esattezza chi, tra i presenti nel palazzo a quell'ora, abbia compiuto un'azione che ha gettato ulteriore discredito sull'istituzione regionale. Questa conclusione, seppure accompagnata da un formale biasimo da parte di tutti i gruppi, è stata da me contestata sia in sede di conferenza dei capigruppo che in aula. Non può infatti essere negata la paternità politica dei gruppi di centrodestra, in particolare della Lega. Tra l'altro le finestre interessate erano quelle dei piani da loro occupati. Ho invano invocato l'applicazione del principio di responsabilità oggettiva, un po’ come avviene nei campi di calcio. La società ospitante risponde dei danni dei propri tifosi, a meno che dimostri che ci sono altri rei. Nulla da fare: anche stavolta i furbi l'hanno fatta franca.

Appuntamenti
Lunedì 12 alle 16 cerimonia di ricordo nell'anniversario di Piazza Fontana; alle 19 sono a Radiolombardia. Giovedì 15 alle 17.30 Direzione regionale PD.

Enrico Brambilla