Congresso
Pierluigi Bersani è il personaggio politico che più ho stimato in questi anni. Il fatto che abbia deciso di uscire dal Partito Democratico per me è una ferita difficilmente rimarginabile. Le argomentazioni sentite qualche sera fa nell'intervista di Floris sono da me condivise dalla prima alla penultima parola. Sull'ultima: scissione, mi fermo. Ho sempre pensato che fosse necessario provare a correggere la rotta del Partito Democratico all'interno di un congresso che vedesse effettivamente contendibile la leadership e soprattutto la linea politica. I tempi strettissimi e le regole sciagurate (i primi imposti da una maggioranza ottusa, le seconde eredità della leggerezza veltroniana) rendono questa partita difficilissima. Però forse non impossibile, dopo la discesa in campo del ministro Orlando. Intanto registriamo con sollievo il fatto che non dovremmo più correre il rischio di elezioni anticipate in primavera. Il che consente qualche momento di riflessione in più.

La settimana in Regione
In Consiglio è stato approvata una nuova parte della legge di "Evoluzione del sistema sanitario lombardo". Via libera inoltre al passaggio del comune di Torre de' Busi dalla provincia di Lecco a quella di Bergamo. Rinviata alla prossima settimana invece la legge sul recupero dei seminterrati, che qualche fibrillazione sta provocando anche all'interno della maggioranza. Questa è stata però, soprattutto, la settimana della riapertura del conflitto tra Regione Lombardia e Governo su più fronti, principalmente trasporti e sanità. Alla questione dei tagli, o presunti tali, si è affiancata quella del conflitto di competenze, con l'impugnativa da parte del Consiglio dei ministri del Collegato alla legge di bilancio della Lombardia per il 2017. Su entrambe le questioni è il caso di fare chiarezza.

I ticket mal ridotti
Che la modalità forzata di pseudoriduzione del ticket fosse sbagliata, ed a rischio impugnativa, il PD lombardo lo aveva denunciato fin dell'approvazione della legge di bilancio. In quella legge la Lega aveva voluto inserire un emendamento che dà alla Giunta la possibilità di rivedere i ticket, compensando i minori introiti con non meglio precisate azioni di efficientamento della spesa e di promozione dell'appropriatezza delle cure. Il Governo ora non impedisce affatto alla Lombardia di abbassare i ticket ma dice che per farlo deve seguire la procedura che anche in passato ha adottato, acquisendo la certificazione di equivalenza finanziaria, cioè dimostrando di averne effettivamente le risorse. Altrimenti siamo nel campo delle promesse prive di credibilità  e di concretezza. Nel frattempo è entrata in vigore dal 1 febbraio la rimodulazione del superticket con l'abbassamento del tetto di esenzione: dimostrazione che le cose si possono fare, se si vogliono far bene. Se invece si fanno norme-manifesto solo per sfidare il Governo viene il sospetto lo si faccia apposta per farsi dire di no e coprire così le proprie difficoltà.

Ed i trasporti ancor peggio
Anche sul balletto dei numeri dei tagli al trasporto pubblico va fatta chiarezza. Il fondo nazionale per il trasporto era previsto, per il 2017, in 4.859 milioni. Ma, secondo le regole previgenti, era legato all'effettivo andamento della riscossione dell'accisa sul gasolio. Poteva cioè essere conguagliato a fine anno, in più o in meno, a seconda dell'effettivo incasso. Si pensi che per il 2016 il fondo, di 4.850 milioni, rischia di perderne circa 250, che le regioni dovrebbero restituire, stante la diminuzione dei consumi. Ora, in Conferenza Stato-Regioni è stato raggiunto un accordo per stabilizzare il fondo, rendendolo neutro rispetto all'accisa. Quindi per il 2017 sono previsti 4.871 milioni: effettivamente 61 in meno rispetto al previsionale 2016, però soldi certi e senza rischio restituzione. In più il Governo ha messo negli ultimi 6 mesi 1,5 miliardi per l'acquisto di nuovi autobus, che le regioni devono distribuire alle aziende di trasporto con l'impegno di queste a compartecipare alla spesa. Insomma tanto rumore per un minor trasferimento che in Lombardia vale meno di dieci milioni: un quarto del costo del referendum-farsa per l'autonomia.

Sanità a pezzetti
Tornando alla Sanità, quindi, alla riforma è stato aggiunto un nuovo pezzo. La terza parte, approvata martedì (col voto contrario del PD) riguarda le reti per le malattie croniche, la prevenzione, la farmaceutica. Questa modalità frammentata alimenta ulteriormente la confusione che in molti territori sta accompagnando la nascita delle nuove aziende sanitarie. La legge contiene qualche buon principio ed è stata corretta anche grazie a nostri emendamenti. Di fatto è però già superata da una delibera di giunta sulla presa in carico della cronicità. Questa è la vera importante novità destinata a modificare le modalità dell'offerta sanitaria in Lombardia per milioni di pazienti. E che, soprattutto, rischia di spalancare un nuovo grande mercato per gli operatori privati. Infine, anche in questo caso ricordiamo che il fondo sanitario nazionale è aumentato quest'anno di due miliardi, attestandosi a complessivi 113 miliardi. Quel che pesa è il mancato accordo con le regioni a statuto speciale, alle quali andranno restituiti 422 milioni a carico di quelle ordinarie.

Attenti al lupo
Con una maggioranza trasversale a diversi partiti è passata una mozione presentata dal Movimento 5 Stelle contro il Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia. Si tratta di un piano, predisposto dal Ministero dell'Ambiente, che prevede una serie di azioni a tutela della specie, ma che affida anche alle regioni come misura estrema la possibilità di derogare alla conservazione attuando abbattimenti legali. Il piano avrebbe dovuto essere approvato dalla Conferenza Stato-Regioni del 23 febbraio ma la presa di posizione di diverse associazioni ha portato ad uno slittamento. La mia idea è che un eccesso di posizioni animaliste finisca per nuocere agli animali stessi, lasciando campo libero al bracconaggio.

Appuntamenti
Giovedì 2 marzo alle 21 a Monza Direzione Provinciale del PD.

Enrico Brambilla