Tarlazio
Il famigerato Tar del Lazio ha colpito ancora. Chiunque abbia fatto il sindaco o l'amministratore locale ha imparato come la giustizia amministrativa oltreché imprevedibile sia terreno di coltura per cavilli spesso speciosi che portano sentenze molte volte lontane dal buon senso comune. Io stesso ne fui vittima appena eletto nel lontano 1997 con elezioni annullate dal Tar per un vizio di forma e convalidate dal Consiglio di Stato con parere opposto. É però sbagliato prendersela principalmente con i magistrati. I quali certo possono sbagliare, come tutti, e talvolta lo fanno. Ma nell'ordine delle cause di molti episodi controversi stanno in cima due altri fattori: la scadente qualità legislativa e la frettolosa e quindi approssimativa produzione di atti amministrativi. Nel caso dei direttori di museo disarcionati l'altrieri, pur in attesa di leggere bene le motivazioni e di conoscere l'esito dell'appello, mi pare prevalgano questi due ultimi elementi. Semmai c'è da chiedersi se per determinate nomine di alta responsabilità e con forte valenza fiduciaria non sia preferibile uscire dall'ipocrisia di finte selezioni ed affidare al ministro l'onore delle scelte con il conseguente onere di risultato. Anziché sollevare i soliti polveroni tra tifosi sarebbe bene oggi provare a discutere seriamente di questo.

Tu chiamale se vuoi … elezioni …
Giovedì ho partecipato alla riunione del coordinamento nazionale della mozione Orlando, che ha sancito la volontà di dar vita ad un nuovo movimento, in una prospettiva di unione di tutto il centrosinistra. Delle sue caratteristiche ed obiettivi scriverò nelle prossime settimane: per ora si è deciso di concentrarci soprattutto sulle prossime importanti scadenze amministrative, rinviando a dopo nuovi appuntamenti politici. Ma quel che mi ha più colpito, nella calda giornata romana, è stato il vento che mi è parso ormai irrefrenabile verso elezioni anticipate. Una china sbagliata e pericolosa, come ben argomenta oggi su Repubblica Mario Calabresi. Mi risuonano nella mente i famosi versi di Battisti, il “guidare a fari spenti nella notte”, una insulsa sfida alla nostra sopravvivenza politica. Altro che Emozioni.

La settimana in Regione
Pezzo forte della riunione di Consiglio è stata la nuova legge sul consumo di suolo alla quale dedico successivi approfondimenti. Il PD si è astenuto, denunciando il fallimento delle politiche pianificatorie regionali, ma apprezzando che venga ripristinata un po' di autonomia comunale. Cosa questa che mi risulta assai gradita anche alle amministrazioni a cinque stelle che, ad esempio Vimercate, si apprestano ad applicarla nonostante i loro esponenti in consiglio regionale gridassero allo scandalo. Solito doppiogiochismo grillino. Come spiego poi, la legge è tutt'altro che perfetta ma è meglio che niente. Con essa è stato adottato il Piano Territoriale Regionale (PTR), che dopo la pubblicazione sarà oggetto di osservazioni in vista dell'approvazione definitiva.
Approvata infine una mozione per scongiurare il trasferimento del centro meteorologico di Linate. Il consiglio si era già espresso un anno fa: Maroni si è limitato a mandare una letterina al Ministero della Difesa che ha risposto negativamente. Il tempo sembra ormai irrimediabilmente scaduto.

Consumo di suolo: la nuova legge
Approssimandosi la scadenza della precedente legge senza la conclusione degli atti ivi previsti si profilavano due strade: la proroga ovvero una nuova disciplina transitoria. È stata scelta questa seconda strada che detta nuovi termini: entro il 31/12/2017 il nuovo PTR, nei 24 mesi successivi l'adeguamento dei PTCP. Nel frattempo i comuni possono operare varianti di piano che non comportino nuovo consumo di suolo. Rimangono due punti delicati. Primo: è possibile trasformare aree agricole a condizione di compensarle con la riconversione di altre oggi edificabili (bilancio ecologico del suolo). Per evitare comportamenti "spregiudicati" il PD aveva proposto che lo scambio non fosse alla pari, ma che ogni metro di nuovo suolo impegnato richiedesse almeno due di suolo liberato. Proposta non accolta. Secondo: le varianti da sportello unico e gli accordi di programma regionale non sono computati per il consumo di suolo comunale ma valgono per i limiti provinciali e regionali.

Vergogna padana
La Lombardia vanta diversi primati negativi in campo ambientale: pessima qualità dell'aria, acque inquinate, impianti ad alto rischio, numerose procedure di infrazione europea aperte. Anziché occuparsi di tutto questo l'assessora padana Claudia Terzi perde il suo tempo seguendo ossessioni anti-immigrati come se il Pm 10 fosse colpa dei profughi. Nei giorni scorsi ha scritto al Presidente del Parco Nord Milano minacciando un taglio dei fondi a causa dell'adesione data alla marcia di sabato “Insieme senza muri”. Non trovo altro aggettivo per definire quella che a me
pare essere una chiara ritorsione politica. Vergognosa.

Scrivi come mangi
La difesa della lingua lombarda è invece l'ossessione di un'altra assessora padana, Cristina Cappellini. Peccato che poi, alla prova dei fatti, quando c'è da fare sul serio anche la regione più autarchica d'Italia anziché col dialetto farcisca le sue comunicazioni con espressioni anglofone. Si veda il recente bando per la vendita della partecipazione detenuta dalla Fondazione regionale per la Ricerca biomedica in NMS group Srl. In esso si legge che è stato individuato un “advisor” che ha elaborato un “teaser” da sottoporre con una “cover letter” assieme ad un “data room” ai potenziali investitori per una “due diligence”. Lasciando da parte ora la facile ironia la questione è piuttosto spessa. Questa società, voluta dall'allora onnipotente Formigoni, è costata in questi anni ai contribuenti lombardi poco meno di 200 milioni, 20 dei quali deliberati pochi giorni or sono. C'è da sperare che questa procedura di vendita vada velocemente a buon fine e solo allora tireremo le somme definitive di un'altra nota spese lasciata impagata dal Celeste.

Appuntamenti
Domani a Cremona consegna dei premi Rosa camuna: su nostra proposta verrà consegnata una menzione speciale agli operai della K-Flex.

Enrico Brambilla