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Democrazia
In un Paese distratto dalle festività natalizie si sta compiendo l’inevitabile epilogo della maggioranza gialloverde al governo: lo scardinamento della democrazia rappresentativa, relegata ad orpello in balia di pochi manovratori. Alla faccia di chi sostiene il primato della politica, l’impedimento al dibattito parlamentare consegna ai caporioni ed alle burocrazie interne ed estere la scrittura finale dei testi, dalla quale sempre dipende l’effetto reale di ogni provvedimento. È però assordante il silenzio che accompagna questo stravolgimento sostanziale delle regole. Ciò rivela quanto, ancor più del socialismo, sia in crisi il liberalismo, sfiancato da anni di sudditanza berlusconiana e reso strabico dall'ossessione antisinistra. Trovo sempre improprio usare categorie del passato per descrivere la contemporaneità, ma le assonanze tra gli albori del fascismo ed i tempi nostri si fanno inquietanti.

Congresso
Sei candidati per la segreteria del PD: parrebbe segno di abbondanza. Purtroppo invece è la dimostrazione della confusione che ha paralizzato il partito dopo il 4 marzo e della difficoltà di chi lo ha sin qui traghettato nel creare le condizioni della ripresa. Val la pena di ricordare che pur in quella dura sconfitta il PD ebbe il 18,7 dei voti, comunque superiori al 17,3 della Lega. In poco più di nove mesi Salvini ha visto crescere esponenzialmente il proprio consenso, noi siamo dati ancora in calo. Lui ha pensato a far politica, noi ci laceriamo in dibattiti paradossali pro o contro alleanze improponibili. Occorre un cambiamento radicale: questione di leadership, certo, ma ancor prima ed ancor più di idee. Ripresentarsi agli elettori con le stesse proposte già bocciate la scorsa primavera non credo ci gioverebbe. A questo dovrebbe servire il nostro congresso, che invece rischia di essere l’ennesima conta interna. Di questo passo conteremo sempre meno.

Speranze
Voglio però chiudere questo anno di passione tenendo accesa una fiammella di speranza. Per quanto incupito dagli accadimenti, forse ingenuamente continuo a pensare che un altro mondo sia possibile. Anzi, che sia necessario. Ed ancor più sinceramente considero il PD un luogo indispensabile. Per quanto bisognosa di ristrutturazione è pur sempre la mia casa, senza la quale resistere alle intemperie sarebbe molto più complicato. Molto dipenderà da quel che si riuscirà a fare nei prossimi mesi nel renderla più accogliente, a partire dalla capacità di fare una discussione che guardi più al futuro ed ai suoi bisogni che al passato ed alle nostre vicende interne. Buon 2019.

Letture
Per mettere un po’ di sostanza prima o dopo il veglione, suggerisco il nuovo libro di Mariana Mazzucato: “Il valore di tutto. Chi lo produce e chi lo sottrae nell’economia globale” (Laterza). Dopo “Lo Stato Innovatore”, un altro contributo di grande interesse, che dall’analisi fa discendere proposte. Il capitolo finale è infatti titolato “L’economia della speranza”, e si chiude con l’auspicio di un futuro migliore per tutti. Di più veloce lettura “L’identità non è di sinistra” (Marsilio), del politologo americano Mark Lilla. Con qualche passaggio discutibile, anche per la diversa realtà di cui scrive, ma utile nel ricordare che non ci può essere una politica di sinistra senza un’idea di “noi”. Come sottofondo, per rimanere nel clima natalizio, l’ultimo album di Eric Clapton: Happy Xmas.

Appuntamenti
Per riprendere subito col giusto spirito ci si vede la sera del 3 gennaio a Valaperta, alla commemorazione dell’eccidio dei partigiani. Più che mai, ora e sempre Resistenza!
Il 12 gennaio a Milano è l’ora di Piazza Grande: con Nicola Zingaretti per costruire un’alternativa credibile alla vergogna gialloverde.

Enrico Brambilla